Fischia
Un treno di
Impulsi
Subcutanei,
Una moka,
Sonante, ma
Non di grani
Tostati ti
Avvolge.
Sibila, lì,
Perseverantemente
tediante. Le
dai un nome;
Di colpo lo depone.
Armistizio. Non
So di certo se
Smesso d’udirla i’ho
La forza sua
Placarsi
O sol s’arrese. La
Quiete, post
Tempesta palesarsi
Aprendo si nuova, un
Ciel zucchero di cui
Nuovo m’è su sonido.
Di farci la
Conoscenza,
I convenevoli non faccio. Ago
Di bussola, quello, richiamo sonor
Di uno pseudo nord che marcarmi prima tu; una vía che credevo voler seguire. Un
Larsen da cui son
Guarito, da quando
Ho imparato a comunicar
Linguaggio dei silenzi
Questa china
Che scorre è di
Una poesia meravigliosa
E non vorrei
Si fermasse qui.
Ahi, Immortalar
Non mi spetta
Quel dolce suon
Fortunatamente
Non si può. Ripeterlo
dovrò finché un
Impulso, un’energia
La mano mia guiderà a
Solcare segni,
Valenti
Nulla.
Nulla per chi
Quella quiete
Nella propria
Times Square
Ancora non
Va in visita. O
quella porta
Ancora non le
Gira il chiavistello.
Si aprirà.
XV XII AD MMXXIV
